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Vercelli Luigi Tela su tela - Intermediari d'arte

artista Vercelli Luigi
Vercelli Luigi

Nasce in provincia di Asti il 17 Giugno del 1961, sotto il segno dei gemelli.

Appassionato di disegno fin da piccolo, dopo il diploma di Maestro d’Arte, frequenta lo studio D’Amy di Milano.

Dal 1980 dopo un’esperienza come grafico pubblicitario inizia varie collaborazioni editoriali con fumetti e illustrazioni con case editrici di Milano. Dal 1986 è disegnatore per la Sergio Bonelli Editore di personaggi come Martin Mystere, Nathan Never , Dampyr e Zagor.

Fondatore della Scuola di Fumetto di Asti, ha curato il libro “Musica e Nuvole: le canzoni di Paolo Conte a fumetti” e realizzato con il giornalista Armando Brignolo il libro “Van Gogh: ipotesi di un delitto”.

Dal 2018 insegna Illustrazione e fumetto all’accademia di Belle Arti di Cuneo sezione di Asti e Milano.

Insegnante alla “Scuola Internazionale di Comics “di Genova.

Attualmente oltre a essere ritornato al lavoro su Martin Mystere ha pubblicato il libro a fumetti “Mon ami Toussaint” scritto da Riccardo Borgogno.

Ha fondato propria compagnia teatrale “ I Roccaroiu “ con la quale mette in scena testi legati al territorio dove vive.

Dai suoi recenti studi sul colore ispirati ai suoi maestri impressionisti, Klimt e Van Gogh in particolare, è nata una vasta produzione di opere a carattere informale con esposizioni personali o collettive a Canelli, Milano, Torino, Venezia e Roma, Genova, Madrid.

Il suo mondo artistico e professionale è lo spazio del racconto, un mondo iper-figurativo, dove il segno si fa narrazione, inquadratura, dramma. Dove la parola scritta si fa largo fra i corpi e le cose, e la storia scorre di quadro in quadro, catturando gli occhi e l’attenzione, spiegandosi da sé. La vita di un fumettista di successo deve misurarsi, come quella di uno scrittore alla moda, con le regole ferree di una regia quasi cinematografica, in bianco e nero, con la vitalità dei suoi personaggi di carta.

Resta il tempo a Gino Vercelli di coltivare una sua serra segreta, dove fiorisce una vita diversa, agli antipodi del suo solito, dove la luce danza con il colore in libertà. Come se da tanto esercizio del disegno di figura potesse a un tratto scaturire, con forza liberatoria, una sorta di dripping scatenato e gioioso, ovviamente aniconico. Un antidoto assoluto e programmatico alla figurazione. In realtà nei piccoli e medi formati dei bellissimi fogli, di cui si presenta una selezione molto parziale, la tecnica non è quella del dripping vero e proprio di pollockiana memoria: quel segno cinetico, che necessita di grandi superfici, e strumenti non tradizionali, vitalistico e drammatico, è qui piuttosto evocato, questa è pittura vera e propria, nel solco della tradizione informale italiana.

Sfondo di luce, infinite variazioni delle gamme cromatiche, potenti, floreali e artificiali al tempo stesso, raffinatezza non cercata, trovata, per istinto. Dice fra l’altro Gino di aver amato gli impressionisti (come non accorgersene con quel ‘senso’ per il colore/luce?), e molto la pittura dei viennesi, e di Klimt in particolare. Non posso che trovarmi d’accordo, per me Klimt è proprio uno dei padri fondatori dell’astrazione, anche nelle rare visioni di natura, tradotte in meravigliosa decorazione, alla fine della stagione impressionista, e neo impressionista, ormai dentro l’espressione e la modernità del Novecento. Sembra semplice questa pittura e non lo è, con un che di Giappone forse, il che vuol dire trasfigurare il dato naturale in puro segno, in una notazione cromatica quasi musicale. Quanto invece sia complessa e colta lo dimostra il confronto con un dettaglio rubato a un famoso dipinto di Klimt…

luigi gino vercelli certificazioni
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