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Guarino Luigi Tela su tela - Intermediari d'arte

artista Guarino Luigi
Guarino Luigi

Guarino è pittore per vocazione eppure ciò non si è rivelato nella sua giovinezza, bisogna aspettare il 1980 per avere un’idea del suo percorso perché cambia modo di dipingere, lui appartiene alla modernità, vorrebbe imitare Cezanne e Picasso, vuole inventare qualcosa, vuole lasciare un segno, alla maniera dei grandi, già, ma come si fa, non c’è una strada ben precisa da percorrere, ma non si scoraggia e incomincia. Dopo dieci anni circa nel 1992, inizia una nuova dinamica di espressione, le sue linee acquistano movimenti non calmi, quasi irrigiditi, le forme appaiono spesse e senza morbidezze, questo modo di rendere le immagini è la conseguenza di uno stile nuovo. È ancora insoddisfacente però la sua rappresentazione, Guarino non disegna più con le matite, addirittura usa il pennarello, i suoi bozzetti sembrano un cantiere aperto, quando finalmente passa alla realizzazione del quadro, colora , pochi tratti ed è già visibile qualcosa, incredibile. Critica sul maestro Luigi Guarino, la sua identità dal 2000 al 2010 L’itinerario artistico di Luigi Guarino chiarisce e definisce molti aspetti principali della sua pittura dei primi dieci anni del 2000 e dell’arte italiana, perché fa parte della cultura italiana. Già come insegnante affronta lunghi percorsi di studio sulla pittura ampliando lentamente i suoi orizzonti artistici, il suo interesse passa dalla pittura di Cezanne, Picasso e Franc Marc alla pittura futurista e metafisica italiana, in particolare Boccioni e Carrà, ciò gli permette una perfetta conoscenza dell’arte contemporanea. A Milano, nel 1980, conosce la Transavanguardia di Benito Oliva e da allora diventa un protagonista del colore. Studia il movimento dei futuristi per approfondire il perfetto bilanciamento tra senso del volume e l’illusione di movimento, perché è convinto che tutto è sempre in evoluzione, niente è statico, spesso è solo apparenza; osserva attentamente gli impressionisti che sono straordinari ma non entrano nella pittura, sono in pratica spettatori di ciò che accade, il maestro crede invece che l’artista debba entrare direttamente nei suoi soggetti, deve essere coinvolto così come deve essere coinvolto poi l’osservatore. La sua ricerca personale poi lo convince ad esprimersi con forme più definite e a concentrarsi su volumi semplificativi. Nonostante sia definito dalla critica un pittore informale a lui piace Giotto, Masaccio, Piero della Francesca, gli piacciono i loro valori plastici, le loro idee teoriche e formali, in particolare la chiarezza della composizione, la semplicità dei gesti, che devono essere poetici, perché secondo Guarino il pittore è soprattutto uno che racconta una storia, la storia. Dal 2000 quindi il pittore si dedica a fissare il dinamismo odierno in immagini sospese nella memoria, è come se l’uomo dovesse accettare il ritmo della vita odierna, ma con delle pause di riflessioni se vuole vivere realmente. Poi il suo interesse si sposta sulle problematiche esistenziali, i suoi dipinti fissano in una posa statica i movimenti del caos attuale, non esalta la città, vedi il dipinto del 2005 “Paese“ ma la natura, preferisce il paese alla metropoli, lui ama l’acqua, vedi il dipinto del 2005 “La Sorgente”, suo capolavoro, i contorni sono netti, i colori sono smaltati, i contrasti più forti; Guarino rispetta la natura e ammonisce l’uomo, senza gridare, lo fa smorzando la luminosità e recuperando valori plastici, perché vuole un suo ordine. La sua pittura, nonostante gli ammonimenti, non è cupa, eppure elogia Munch con il suo “Urlo”, Guarino si mantiene su un aspetto più lirico, è convinto che il colore deve essere affascinante se vuole l’attenzione dell’osservatore, in pratica la pittura deve essere piacevole e ingannevole, se vuole essere interpretata, in questo modo ottiene due cose. Attualmente la composizione del pittore è equilibrata, le masse di colore bilanciate, la prospettiva sempre ribaltata in più parti e qui ricorda la lezione di Picasso con il suo Cubismo, con più punti di vista e alternanze, la sua linea si allontana e poi si avvicina, spesso si intravede una striscia di luce che può essere un tramonto ma anche un sorgere del sole; lui accentua sempre la scena, come se il dipinto fosse un palcoscenico, spesso vuole la suggestione delle immagini, bloccate in contesti prospettici surreali e allusivi, in contrasto con il ritmo di oggi, lui ferma le scene che appaiono immobili e misteriose, in cui la chiarezza del colore e del disegno rendano ancora più magico ciò che lui dice con le sue interpretazioni, dichiaratamente legate a temi d’impegno sociale. La sua arte, sempre di alta tensione morale e di pungente carica ammonitrice, si mantiene sempre su un registro di intensità espressiva in dialogo con le avanzate tendenze del ‘900 e del primo duemila. 21-10-2010 S. Maria C.V. Dott.ssa Francesca Guarino “La donna: un Angelo verde” 2014 cm.60×80 smalto su tavola “perché un Angelo, sono stato invitato ad una mostra collettiva sulla violenza alle donne, molti colleghi hanno rappresentato il tema con il sangue, questo colore mi ha sempre richiamato alla mente tale violenza creandomi grossi disagi come uomo, per cui ho voluto creare una immagine di denuncia nuova rappresentando una donna angelo con un colore nuovo e di speranza, ho scelto il verde, non solo perché è uno dei miei preferiti, ma per dare un messaggio sereno e costruttivo per cambiare questa brutta tendenza maschile; l’aspetto dell’angelo è meravigliato, stupito, si chiede il perché di questa violenza” “Frammenti: ricordi di Capua antica” 2008 cm.100×120 smalto in rilievo su tavola “io vivo a S.Maria Capua Vetere, la vera Capua, una città romana, storica, non posso fare a meno ogni tanto di ricordare i suoi fasti; ho voluto rappresentare una figura umana astratta seduta, come un oracolo, che si rivolge al passato, in particolare all’anfiteatro in rovina ma maestoso, vero simbolo architettonico romano che manda ancora oggi messaggi visivi stupendi, l’ho rappresentato tipo un castello quadrettato, ma quello che più mi ha sempre colpito del passato è la strategia dei romani nel costruire strade, ho rappresentato dei percorsi sinuosi, tra colline ed acque, oggi è facile costruire autostrade prima no, come hanno fatto, straordinari” “Il viaggio” 2005 cm.60×80 smalto ed olio su tela “ci tengo molto a questo quadro, la nave che ho rappresentato è il simbolo del nostro vivere, del nostro tragitto terreno, c’è chi è felice e chi no, nella vita bisogna fare delle scelte, spesso il destino dipende da questo, non sempre è facile decidere cosa fare, da che parte stare. Ho dipinto una scala al centro ed è quella che ognuno deve scalare per vivere attivamente, ai piedi di essa, a destra, c’è una carriola, bisogna impegnarsi se si aspira a qualcosa, spesso si vuole percorrere la strada più facile, è sbagliato, solo il lavoro, il duro lavoro ti dà. Nella vita salendo su una ipoteca scala chiunque avrà la possibilità di fare conquiste, c’è chi vuole vivere divertendosi, chi vuole acquistare case, terreni, tutto è possibile, però bisogna fare delle scelte giuste, quando il vento è favorevole può andare tutto bene, ma quando non è così le cose diventano difficili, ho dipinto due vele, una rosa, l’altra celeste, per distinguere quando il vento è favorevole o no; ma non basta avere il vento a favore, bisogna comunque essere forti come una colonna, ma si deve creare un percorso giusto, infatti sulla colonna ho rappresentato quasi un teorema per l’intelligenza umana; potevo anche fermarmi e concludere, ma non è possibile, c’è una cosa che l’uomo non può farne a meno ed è la fede, bisogna credere in qualcosa, ho dipinto 4 soli che simboleggiano la luce, la fede in Dio, in noi stessi, nella natura, ci deve essere un credo, una luce altrimenti non abbiamo speranza” Critica su: “La Nave” cm.60×80 smalto su tela 2005 La “Nave” del 2005 è un’opera fondatrice del suo narrare, è un manifesto alla vita, sembra il viaggio di Ulisse; le vele che rappresentano i momenti negativi e positivi che l’uomo deve affrontare, la scala che indica la strada irta di sacrifici per arrivare al successo, la colonna, la luce diversificata divina e naturale, è un inno all’esistenza umana. Il mare e il cielo sembrano fondersi, al centro c’è una complessità contraria, superfici che si contrappongono, c’è una doppia verticale che compone l’armatura del quadro, in cui si può fissare lo sguardo, poi le superfici tagliate in due, quadrati colorati di finestre, porte, il frontone triangolare, pendenza a destra, dietro, più lontano, più alto, alla fine la prospettiva visuale c’è se non quella teorica, paesaggio apparentemente lontano, l’ondulato del mare ci fa pensare a villaggi lontani, colline sotto il cielo, ma non ci sono, una banda orizzontale ti mette a pensare; in questa tela stupefacente, lo sguardo dello spettatore è invitato non solo a seguire, ma entrarci dentro. La ricchezza della composizione è l’interpretazione che ne fa il maestro e la conferma di essa che fa lo spettatore. Tutto ciò è possibile perché i volumi sono legati l’uno all’altro, c’è una stessa unità; alla fine nel primo piano e nello sfondo non c’è prospettiva né un punto di fuga, ma l’unità apre su un piano che attira lo sguardo dello spettatore che sembra essere accanto all’orizzonte. Guarino riesce a relazionare le cose tra loro, sia le forme che lo sfondo, il volume, lo spazio e lo trasmette in modo netto. Francesca Guarino


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