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Cano Ramous Maria Vittoria

artista Cano Ramous Maria Vittoria
Cano Ramous Maria Vittoria

Maria Vittoria Cano Ramous – Nata a Roma nel 1932, dopo gli studi preliminari, si è iscritta all’Istituto d’Arte di Sassari dove, fra le altre discipline, ha studiato disegno dal vero con il pittore Stanis Dessì, diplomandosi con il titolo di Maestra d’arte nel 1952.
Ha fatto parte di commissioni per assegnazione di premi: Onifai (Nuoro); Roma, Ministero Lavori Pubblici per la Regione Calabria.
E’ inserita nel Catalogo dell’Archivio Storico della Galleria Nazionale dell’Arte Moderna e Contemporanea di Valle Giulia in Roma.
Le sono state commissionate opere dall’Aspen Institute, Roma- Piazza SS. Apostoli n. 49.
ESTRATTI DA RECENSIONI
“I suoi dipinti rivelano un temperamento pittorico alieno da legami, proteso verso genuine ispirazioni che il pennello traduce con immediatezza. Il colore si dilata nello spazio, e, dalle campiture, dalle contrapposizioni tonali, emergono i fantasmi di figurazioni che l’immaginazione dell’artista ha spogliato di ogni elemento contingente per enuclearne il poetico respiro.”
(A.M. Secondino, Genova 1967)
“…una serie di pitture in cui il colore, oltre la forma, tende ad assumere un ruolo che supera la formalità figurativa, in allusivi intenti evocativi, di poetica rimembranza…”
(G. Molinari, Genova 1967)
“Personalmente ho ritrovato nell’atmosfera metafisica e incantata delle sue opere, il colore spagnolesco della Sardegna, la naturalità primordiale e, nel mio intimo, ho anche riscoperto quell’intenso bisogno di cose vere che i suoi quadri riescono a suggerire, non artificiose e che si indovinano alla base della sua spontaneità.”
(F. Passoni, Milano 1968)
“…le tele parlano un linguaggio singolare offrendo delle cose l’essenziale verità, spesso gridata nella fugace vibrazione di una nota, di un accento…l’elemento cromatico, affrancato da ogni legame disegnativi, dispiega la sua voce in una timbrica estesa; il dipinto prende vita unicamente dal colore teso in accostamenti e contrapposizioni di vigoroso impeto.”
(A.M. Secondino, Genova 1970)


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