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Pelagagge Massimo Tela su tela - Intermediari d'arte

artista Pelagagge Massimo
Pelagagge Massimo

MASSIMO PELAGAGGE
Visioni imperfette 2017
Nell’epoca del digitale, parliamo di visioni “imperfette”? Sembrerebbe un paradosso... e infatti lo è! Massimo Pelagagge, con un amore innato e di lunga data per la fotografia, dopo aver accumulato conoscenze e competenze fa una scelta radicale: abbandona le fotocamere digitali e torna agli albori della fotografia. Sceglie strumenti poveri e per questo imperfetti, appunto, come imperfette sono le immagini che crea. E lui lo sa, anzi, va alla ricerca di questo risultato che, alla fine, ci porta alla visione di un mondo irripetibile, assolutamente affascinante, luogo dell’immaginazione e dei sentimenti, espressione di un vissuto artistico lungamente e pazientemente ricercato. Sì, perché l’immagine finale, prima dello scatto, non si può né inquadrare né rappresentare su un display, si può solo immaginare, e per arrivarci bisogna avere molta pazienza, tenere conto di molte variabili: luce, spazio, distanze, tempi di esposizione... Una fotografia artistica lenta, calcolata, ma che ti lascia la sorpresa finale del risultato, mai scontato, mai prevedibile, unico. Per realizzare queste foto l’autore usa una scatola vuota, da lui stesso realizzata in legno, dove l’immagine si forma passando da un piccolo foro, senza l’ausilio di lenti; questa immagine, frutto di accurati calcoli e di un’attenta valutazione della scena, va a imprimersi su una semplice carta fotografica sensibile alla luce. In fase di sviluppo nella camera oscura, sottopone a manipolazioni particolari l’immagine in bianco e nero che così ottiene, di sua natura poco nitida, per accentuarne volutamente le imperfezioni. Da ultimo, la scannerizza e l’inverte per ottenere un file positivo in formato digitale, pronto per la stampa su carta-cotone in diverse dimensioni con l’uso d’inchiostri al carbone, per dare una sensazione di ulteriore profondità: un processo creativo e sperimentale con l’utilizzo di procedimenti manuali, a cui si dedica da alcuni anni. Tanta cura e tanta passione si riconoscono immediatamente nelle opere di Pelagagge, così imperfette da diventare assolutamente perfette, non solo frutto di una tecnica complessa e di nicchia, ma ormai diventate una sua profonda filosofia della visione.
GIAN PAOLO BONESINI

L’orizzonte imperfetto 2019
Immagini stenopeiche nel nome di una fotografia lenta, meditata, capace di accogliere frammenti di un tempo in divenire; nel nome di una fotografia imprevedibile, dove il controllo è arduo e ci si deve confrontare con gli errori fidando solo nell’esperienza, nella capacità di trasformare le imperfezioni in nuove possibilità, la pazienza in una virtù. Una grande pazienza: Massimo Pelagagge, usando solo una fotocamera stenopeica, crea foto singole ma anche dittici e trittici che paiono dilatare ancor di più il tempo, per aprirsi verso l’infinito degli orizzonti marini della “sua” Maremma e poi incunearsi tra arcate pietrose che rimandano a un passato quasi arcaico. Ponendosi rasoterra (cioè allo stesso livello delle lastre possenti che formano il selciato delle strade) lo sguardo sembra aprirsi un varco, un tunnel visivo, proteso verso un ristretto arco luminoso che, fra grandi ombre, si apre all’orizzonte. Come se, nell’oltre del buio, ci fosse la possibilità di un respiro, o di un pertugio lucente, o di un raggio abbagliante che da laggiù ci guarda e ci interpella. Tali tunnel visivi sono sempre a doppio senso: non si tratta semplicemente di una sorta di binocolo o di faro, per districarsi fra le penombre e mirare più lontano incorniciando magari un ulivo o una casa. Essi creano anche, per converso, una corrente visiva opposta: sembrano infatti dar vita a uno sguardo nebuloso, inafferrabile che sorge, che spunta da un lontano altrove per fissare, enigmaticamente, proprio noi. Del resto, quella di essere osservati da uno sguardo altro, è sensazione ricorrente in queste immagini di Pelagagge: come se tutto si giocasse a partire dallo sfuocato lampo d’occhi con cui una maschera indefinibile emerge dall’orizzonte incerto del senso per chiedere a noi quale sia il senso della vita. Evocative e misteriose le sue immagini sono simili a visioni con gli occhi socchiusi. Ricordano sogni dove la realtà fa baluginare il suo lato nascosto e inafferrabile, per invitarci a guardare meglio e ridare profondità al mondo.
GIGLIOLA FOSCHI

PICCOLA POESIA ANTICA 2021
Galleria Spaziografico ospita una mostra intensa e di grande poesia di un fotografo raffinato e sperimentatore: Massimo Pelagagge. Massetano, presidente del Fotoclub della città, Pelagagge presenta una collezione preziosa con opere frutto di una ricerca fotografica stenopeica, realizzate con una macchina fotografica di sua costruzione alla quale è arrivato dopo una esperienza trentennale in questo campo. Sospese nel tempo e nello spazio, le sue immagini fissano dimensioni immaginifiche in cui l’unica chiave di lettura è quella intima e poetica. Opere uniche, dove la ricerca si spinge oltre il mezzo fotografico, dove la prima impressione sulla pellicola diventa la base di partenza per gli interventi dell’autore. In fase di sviluppo l’artista trasforma la fotografia in un’opera unica e riconoscibile dove i difetti vengono valorizzati, alla ricerca di sensazioni e di emozioni profonde da trasmettere all’osservatore. Una tecnica antica in cui il tempo di posa si dilata e la precisione della composizione diventa canone fondamentale per la riuscita di ogni singolo scatto, di ogni singola parte della storia che Pelagagge desidera raccontare. Dopo essere tornato all’essenziale con la macchina stenopeica, ha intrapreso una nuova sperimentazione, togliendo la macchina fotografica stessa: attraverso la manipolazione sapiente, l’esposizione luminosa e le reazioni chimiche guidate, Pelagagge crea immagini dove il soggetto viene scolpito direttamente dalla luce. Nella serie denominata “Herbarium”, che in questa mostra propone in anteprima, ha dato vita ad uno studio sulle forme del regno vegetale proponendo immagini intense, riconoscibili e mai banali, dove l’osservatore si trova immerso in una natura distinguibile, eppure nuova. A Massimo Pelagagge abbiamo rivolto due domande per approfondire la sua poetica: Quanto è importante per te la sperimentazione? La sperimentazione è fondamentale per me, le mie opere nascono dall’esigenza di uscire dall’omologazione e dalla moltiplicazione delle immagini. Il fruitore odierno è sovraesposto a una molteplicità di immagini belle e patinate che omologano anche il suo gusto. La mia ricerca invece mi spinge a creare immagini concettuali, uniche nella loro semplice complessità. Perché la scelta di utilizzare la macchina stenopeica? Nonostante ci siano macchine fotografiche potenti, con l’utilizzo di un mezzo fotografico ‘povero’ intendo dimostrare che è possibile creare opere d’arte grazie alla sapienza e alla sensibilità. L’opera d’arte non è preclusa a nessuno e si possono creare ottime fotografie con mezzi minimi ed essenziali, utilizzando soggetti da indagare nel loro spirito più che nella loro bellezza. Lo spirito dell’artista racchiuso in uno scatto, in una piccola poesia antica.
A cura di Gian Paolo Bonesini e Carla Moscatelli

SAN VALENTINO ARTE 2022
1° Classificato ex Aequo

Il sistema dell'arte ha considerato per troppo tempo la fotografia come una delle forme di espressione di secondo piano nei confronti di quelle storicamente considerate le regine delle arti visive, la pittura e la scultura. Se è vero che negli ultimi anni le cose sono cambiate è anche vero che troppo spesso questa forma d'arte continua ad essere letta e trattata come cosa separata e distinta dalle altre.
Nello scenario offerto dalla fotografia c'è un pianeta a sé, quello di chi fa fotografia stenopeica, che si caratterizza per un pensiero "altro" in un mondo in cui i moderni mezzi di comunicazione offrono a chiunque la possibilità di produrre immagini che a milioni attraversano per lungo e per largo il pianeta abbattendo confini fisici, geografici e culturali.
Massimo Pelagagge da decenni sviluppa una ricerca sulla luce che è figlia di un pensiero che lo porta al confronto con il mondo che ci è dato in modi e soprattutto, tempi, diversi da quelli che impegnano gran parte degli umani.
Odia le facili soluzioni, buone per tutto e per tutti, e quindi le macchine di legno con cui lavora preferisce costruirsele da solo. Sono un pensiero forte e una specie di fuoco interiore quelli che lo accompagnano nell'intero processo creativo di ogni singola immagine: dalla costruzione del mezzo migliore e dalla definizione delle misure della fessura da cui far entrare la luce, ai tempi di esposizione che dalla decina di secondi possono arrivare all'ora, alla lavorazione e alle diverse manipolazioni in sviluppo.
Ha il controllo e la decisione su ogni singolo passaggio e nulla lascia al caso.
Una specie di alieno in un mondo omologato e appiattito sulla produzione di immagini che dopo un istante sono già vecchie e superate da milioni di altre.
Il pensiero contro il nulla e l’inutile. Un pensiero che si fa luce, senza bisogno di intermediari e mediazioni.
Franco Profili


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