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Previtali Giulia Tela su tela - Intermediari d'arte

artista Previtali Giulia
Previtali Giulia

Giulia Previtali, artista monzese, nata nel 1993. Consegue il diploma nel 2012 all’Istituto Statale d’Arte di Monza presso la Villa Reale; nel 2016 si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Milano; nel 2018 consegue la laurea specialistica, sempre presso l’Accademia Milanese, col massimo dei voti 110 e lode. Già dalla scuola superiore si mette alla prova, partecipando e vincendo due concorsi artistici. Nel 2014 vince il concorso “26 motivi per fare arte” indetto da Vittorio Gucci e nel 2015 espone durante il Salone del Mobile di Milano in Via Tortona al Magna Pars. Nel 2016 incontra il critico e storico d’arte Giorgio Grasso, che darà il via ad una serie di mostre collettive nel territorio italiano, partecipa al Premio di Arte Contemporanea presso la Mediolanum Art Gallery di Padova, espone come ospite alla 57’ Biennale di Venezia al Padiglione Armenia a Palazzo Zenobio. Nel 2018 parteciperà a due importanti concorsi classificandosi in finale: Premio Ricoh, con esposizione a Palazzo della Regione Lombardia e alla sede di Mondadori Megastore di Milano Piazza Duomo; Premio Nocivelli, con esposizione a Brescia. Infine esporrà le proprie opere per due anni a fila presso tre fiere Artistiche nel territorio italiano: Affordable Art Fair di Milano, Paratissma di Torino con la Galleria StartUp; Pavia art Talent sotto invito del Direttore con uno stand personale. Il 2020 si apre con una mostra personale presso la città natale, Monza, nella galleria Punto Arte. Alcune sue opere sono in mostra permanente presso il Maco Museum di Veroli e il Museo Arianna Sartori di Mantova.

CRITICA OPERE

CARTA, MEMORIA e OMBRA
Nelle opere, ancora sperimentali, l’artista si cimenta in varie tecniche e materiali, tra cui appunto la carta fatta a mano: elemento molto importante che manterrà fisso in tutta la sua produzione.
Strettamente legata al concetto di memoria e della fragilità di essa; poiché come le fibre di cellulosa vengono separate e successivamente legate con un nuovo ordine logico fra loro per creare il foglio di carta, anche i pensieri e ricordi vengono raggruppati dalla nostra mente in un ordine logico della nostra memoria.
Entrambi sono un intreccio, un arrangiamento di elementi, una struttura.
In alcune opere la carta viene successivamente cucita al supporto di tela con un filo, che si può definire il filo del pensiero e che in alti lavori viene rappresentato invece dalla filigrana.
Leibniz elaborò il criterio fondamentale: Il filo del ragionamento, metodo facile e certo poiché la nostra mente è debole e limitata e per orientarsi nel labirinto delle deduzioni ha bisogno di un filo di Arianna. Così anche Kant nella Critica alla Ragion Pura ricerca un filo come principio guida, i concetti sono una matassa di filo aggrovigliato e vanno quindi filati e intrecciati fra di loro secondo un’idea, senza filo conduttore la ragione si perde. La memoria è un groviglio di eventi che si srotolano dando senso al processo temporale. Così è anche il filo del dialogo che intreccia nuove conscienze: in latino SERMO significa discorso che deriva da SERO, ovvero intrecciare. Il sermone o discorso non è altro che il tessuto verbale. Per questo l’artista utilizza filo, filigrana, tela grezza e carta per esprimere i suoi concetti. Questi elementi rappresentano la strutturazione concettuale della realtà condotta a partire da una molteplicità di elementi isolati, per arrivare all’unità complessiva del reale.

MEMORIAE
Memoriae è un progetto che nasce nel 2014. Il termine latino (in italiano “memoria”) richiama un concetto antico che risale all’epoca dei Greci e dei Romani che cercando di dare una spiegazione al carattere e all’umore dell’individuo, ma anche alle malattie, coniarono il termine “melanconia”.
Questo temperamento venne presto associato alla figura dell’artista tormentato nella concezione dell’uomo di genio, eccellente che inoltratosi troppo nelle fondamenta dell’universo si rende conto che per quanto possa elevarsi a livelli superiori, è comunque umano, ed in quanto tale limitato e fragile.
La parola chiave è “memoria”. Essa è il limite.
Nelle opere della giovane artista viene anzitutto richiamato sia con la forma che con la filigrana il cervello e la corteccia cerebrale, il fulcro che muove tutto; poi vengono utilizzati materiali differenti che appartengono al quotidiano come la carta, ritagli e frammenti ricuciti fra loro, fragili come la memoria.

FRAMMENTI DI UNA MEMORIA FRAGILE
Questa serie, del 2017, è il risultato dei progressi ottenuti da Memoriae.
L’inento dell’artista è quello di creare oltre ad una tela da osservare una vera e propria atmosfera in cui immergersi, in cui la carta non viene più solo esposta all’occhio dell’osservatore, ma viene esaltata in ogni suo particolare. La luce la attraversa mostrandola in trasparenza, nulla del suo corpo è celato, il nostro occhio percepisce anche la più piccola fibra all’interno, la mostra però anche in tutta la sua fragilità e precarietà.

SHADOW
La serie del 2018 intitolata Shadows, che precede Skin, è composta anche essa da vari tipi di forme geometriche di carta fatta a mano filigranata monocroma.
Tali forme colorate sono finestre che al posto di affacciarsi su un mondo reale esterno, si affacciano su una realtà interiore, quella della nostra mente e della nostra psiche. Queste finestre ci portano a gettar l’occhio su un’altra prospettiva del nostro essere, ovvero l’Altro.
La nostra psiche lavora in modo dinamico attraverso rapporti opposti e bipolari, tipo conscio-inconscio, positivo-negativo, luce-ombra. L’esperienza del contrasto e della bipolarità è generalmente umana: vita-morte, vero-falso, giusto-sbagliato e così via. Per natura tendiamo a separare e dividere.
Sperimentiamo moti d’attrazione che ci spingono ad un giudizio, ad una accettazione o ad una repulsione. Luce e ombra sono i poli opposti che meglio incarnano questa bipartizione del reale.
L’esperienza dell’ombra è l’esperienza del diverso, qualcosa di non familiare e in genere negativo e minaccioso. L’Ombra è la parte di noi che non accettiamo ed essa esprime la mancata onnipotenza dell’uomo, il limite dell’azione e della comprensione, tutto ciò che minaccia l’esistenza dell’Io.
Esperienza quindi di finitudine dell’uomo cosciente che sente inammissibile ciò che è fuori dalla propria coscienza. La fusione degli elementi negativi presenti nella psiche dell’uomo si personificano con l’universale sentimento dell’”altro” in noi. Questa parte negativa e pericolosa, contrapposta al nostro “Io” deve essere però accettata e integrata, cercando di sfruttare la sua energia di polo negativo per essere trasformata in positivo.
Le finestre che vengono aperte in queste opere ci inducono ad osservare il lato più profondo della nostra psiche invitandoci ad un analisi personale della propria Ombra.

SKIN’S SHADOW
L’ultima serie creata nel 2019 è intitolata Skin’s Shadow. Le opere sono composte da rettangoli di carta fatta a mano filigranata monocroma; la filigrana che qui si presenta riprende il motivo dell’impronta digitale rappresentando la superficie della pelle.
Questi rettangoli colorati (similmente alla serie precedente intitolata Shadow) rappresentano delle finestre che invece di affacciarsi su un mondo reale esterno, si affacciano su una realtà pesonale ed individuale, che a differenza di Shadow non impersonifica più quella della nostra mente e della nostra psiche bensì la nostra pelle. La corazza che ci protegge e ci accompagna ogni giorno. La pelle siamo noi e cio che abbiamo di più esterno e che entra a contatto col mondo. A differenza della psiche che si può celare, essa si espone così com’è, senza veli, nel positivo e nel negativo. La nosta ombra è qui esposta agli occhi di tutti senza segreti e senza inganni e così obbliga tutti, compresi noi stessi ad accettarla così com’è, ad accettare l’oscurità che a tratti solca la nostra pelle poiché è parte imprescindibile di essa.

GOTHIC WINDOWS
In quest’ultima serie l’artista, sempre con la tecnica della carta fatta a mano e della filigrana, riunisce i due motivi predominanti della sua produzione: Shadow a livello concettuale con l’idea della “finestra”, dell’Ombra e del bipolarismo presente in ognuono di noi; Skin, a livello figurativo con la filigrana della pelle e con l’idea di esporsi per un’accettazione personale e generale. Il nuovo ingrediente è la componente magica.
Il titolo già lo preannuncia: Gothic Windows... Le grandi vetrate gotiche delle cattedrali dell’Europa medioevale. Grandi, imponenti, colorate e... sacre. Sacro, cosa c’è di più sacro di noi, come individui, come esseri umani, fatti di carne e ossa ed alimentati da una forza interiore che ci induce al pensiero, al ragionamento, che mette in moto una psiche complessa e che vive della memoria, nostra e degli altri, ma... fragile.
Queste immense, monumentali e antiche vetrate sono qui rappresentate con la carta, materiale delicato e deperibile che proviene dal riciclo della natura e della vita stessa, senza pretese di grandezza, nato per pura utilità... fragile, ma sacro, come ognuno di noi. Infine l’artista ha voluto inserire all’interno l’antica simbologia delle carte dei Tarocchi, per enfatizzare la componente magica e simbolica tipica del gotico medievale.

 


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