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Redolfini Mariangela

artista Redolfini Mariangela
Redolfini Mariangela

Mariangela Redolfini  è nata il 4 novembre 1957  a Borgoforte (MN). Si è diplomata presso il Primo Liceo Artistico di Torino e si è laureata in Architettura presso la facoltà del Politecnico di Torino. Ha realizzato, insieme ad altri autori, il manifesto e la copertina del catalogo per la mostra La scuola di Wagner 1894 -1912 IDEE-PREMI-CONCORSI. Ha lavorato presso alcuni studi di architettura di Torino, città dove insegna e vive.        
Nel corso degli anni si è dedicata prima al disegno dal vero di monumenti architettonici e di spazi urbanizzati e successivamente si è impegnata nello studio della figura umana, restituita attraverso rapidi schizzi a china ed acquerello. Nella sua ricerca artistica attuale l’interesse si è decisamente spostato dal disegno alla pittura sperimentando diverse tecniche. Nelle sue opere più recenti il colore ha assunto un ruolo dominante divenendo l’elemento primario per la definizione dei volumi e degli spazi, interpretati non necessariamente in modo naturalistico. Il colore dunque per dare risalto e consistenza alla visione sia del mondo naturale sia antropizzato.
Nell’ultimo periodo ha partecipato ad alcune mostre assieme alla pittrice Cabì, in particolare a Val Della Torre (To) e a Torino, presso la galleria Martin Arte. Inoltre, la sua opera “Gioco pirotecnico” è stata selezionata tra i cinquanta finalisti del concorso nazionale “I colore dell’arte”.

Esposizioni e partecipazioni
Collettive
2008  Fiori profumi sapori presso il Birrificio artigianale  Gilac, Val della Torre, giugno
2008  Flower Power presso la galleria MartinArte,  Torino, ottobre
2009  I colori dell’arte presso la galleria Salotto dell’arte,Torino, giugno
2009  Percorsi in alta quota presso la Tinber Art gallery, Pragelato, luglio
2009   Castello di Biandrate Foglizzo - To, ottobre
2009  Nel castello, presso il castello dei Biandrate, Foglizzo, ottobre
2009  Colori in corso  presso la Tesoriera, Torino, otobre
2009  Al femminile presso il castello Foglizzo
2009  Immagina l’arte presso la biblioteca civica di Favria, dicembre
2010  Trofeo d’arte Comune di Strambino presso il palazzo municipale di Strambino, maggio
2010 Premio città di Foglizzo ,  castello dei Biandrate, Foglizzo, marzo
2010 Primo Premio Leonardo, Ala polifunzionale Piazza del popolo, Savigliano, giugno
2010 Paesaggi e vedute d’Italia, Ala espositiva della zona pedonale di Vinovo, ottobre
2010 Colori in corso, la Tesoriera, Torino, novembre
2010 Spazi dismessi, archeologia industriale, paesaggi urbani,  Salotto dell’arte, Torino dicembre
2010 Collettiva di fine anno, Associazione Immagine Arte, Foglizzo, dicembre
2011 Prima rassegna di arte contemporanea, Torino Art Club, Settimo Torinese, febbraio
2011 Premio città di Foglizzo,  castello dei Biandrate, Foglizzo, maggio
2011 Torino arte 150,  palazzo Barolo, Torino, maggio  
2011 Premio Leonardo, Ala polifunzionale Piazza del popolo, Savigliano, giugno  
2011 Premio  di pittura Crissolo, locali dell’ex Albergo Bucaneve, Crissolo, luglio  
2011 Esplosione di colori, la Giardinera, Settimo torinese, settembre  
2011 Colori di Vino,Tinber Art Gallery, Pragelato, ottobre  
2011 Colori in concerto,  Galleria Stomeo, Martano, novembre  
2012 Maestri d'arte contemporanea, Tinber Art gallery, Pragelato, febbraio
2012 Expoarte nell'ambito di Expocasa presso il Lingotto,Torino, marzo
2012 Premio città di Foglizzo , castello dei Biandrate, Foglizzo, marzo
2012 Seconda rassegna di arte contemporanea, Torino Art Club, Settimo Torinese, marzo
2012 20 artisti nel centro di Settimo,  via  Macchiavelli, Settimo torinese, maggio 
2012 Fiori e paesaggi fioriti, strada dell'aeroporto 9, Torino, luglio 
2012 Artisti nel borgo, il Ricetto di Candelo, settembre 2
2012 ArteEterogenea V , Statuto EcoArtHotel, Torino, settembre 
2012 Detenzioni100,  Palazzo Barolo, Torino, settembre 
2013 Libertà espressive 2,  palazzo Lomellini Carmagnola, febbraio
2013 Orizzonti,  presso il Ristorante Solferino, Torino febbraio 
2013 Il talento del sapore, castello di Piobesi torinese  biblioteca civica, aprile  
Personali
2010 I colori del silenzio, Galleria d’arte Senesi Savigliano, marzo  
2010 Fiori, paesaggi…paesaggi urbani,  InGenio bottega d’arti e Antichi mestieri, Torino, settembre
2011 Sentire a colori, Tinber Art Gallery, Pragelato, giugno  
2012 Zone d'ordine, Galleria Unique, Torino, novembre
2013 Schegge di colore  InGenio bottega d’arti e Antichi mestieri, Torino, marzo  

Recensioni, critiche, commenti e interpretazioni
“La natura diventa lo scenario di un confronto a colpi di pennello, da cui emerge evidente la ricerca di uno stile personale e della propria strada pittorica. Lo studio dei fiori appare meticoloso: pistilli e stami, piccoli petali e sinuose velleità […]. 
La Redolfini si destreggia tra colori molto accesi , quasi acidi, dai contorni molto netti e puliti, […] la pittura acquisisce una punta favolistica, quasi naif e, dall’altra parte, molto fotografica.
I fiori vivono di una potenza tutta privata ma prorompente”  (Erika Nicchiosini, il Corriere dell’arte)

“Mariangela Redolfini analizza, scompone e riassembla  gli elementi della grammatica della Natura combinandoli in immagini nuove, ma sempre coerenti ad un principio unitario unificante.” (MartinArte)

“...in esse Mariangela torna bambina e si mostra ancora capace di stupirsi delle meraviglie del creato, anche dei più piccoli e delicati fiori, che nelle sue tele si trasformano in vitali metafore, si innalzano a squillanti simboli.
Il colore che vi brilla è quello della ferrea forza di volontà che sta dietro alla nascita di questi lavori, capaci di illuminare anche le giornate più tetre e di regalare a tutti un sorriso, un caldo abbraccio, una (sempre più rara nella forzata frenesia del mondo odierno) vera, vibrante emozione.” (Serena Avezza)

Recensione del corriere dell’arte -  26 marzo 2010-09-10 - I colori del silenzio - Galleria Senesi Arte
 Con una selezionata carrellata di lavori personalissimi e particolarmente gradevoli la mantovana, di origine, Mariangela Redolfini si propone nella nota galleria saviglianese con le sue opere più conosciute ed accreditate.
Diplomatasi presso il Primo Liceo Artistico di Torino la pittrice si è laureata in Architettura presso la Facoltà del Politecnico del capoluogo e, iniziata la propria ricerca artistica, ha realizzato, insieme ad altri autori, il manifesto e la copertina del catalogo per la mostra La scuola di Wagner 1894-1912 IDEE -PREMI-CONCORSI.
In seguito ha lavorato presso alcuni studi di architettura di Torino, città dove insegna e vive, dedicandosi contemporaneamente prima al disegno dal vero di monumenti architettonici e di spazi urbanizzati e, successivamente impegnandosi nello studio della figura umana, restituita con rapidi schizzi a china ed acquerello. Nelle sue opere più recenti il colore ha assunto un ruolo dominante divenendo l’elemento primario per la definizione dei volumi e degli spazi, interpretati non necessariamente in modo naturalistico. Dimostrando cos ìdi essere una pittrice poliedrica, che non si accontenta di affrontare un solo tema.  “Nel corso del 2009- si legge in una recensione a lei dedicata- le sue tele evolvono e dallo studio delle ampie vedute di campagna l’attenzione dell’artista si sposta sul paesaggio urbano. Dopo il generale, la Redolfini affronta il particolare e sceglie di rielaborare un dettaglio apparentemente semplice delle nostre città: il camino. La poetica dei camini parte dall’idea che anche i particolari possano essere significativi e qualificanti nell’ambito del paesaggio quotidiano, nel quale viviamo distrattamente tutti i giorni, ma che di fatto incide sulla qualità della nostra vita.” Nascono così opere come “sotto una luna abbagliante” o “Sotto il cielo di Spagna” oppure “Notte e dì”, “dove la piccola tela originaria si sdoppia e l’equilibrio dei colori si fa ancora più netto, dando a chi osserva il quadro la sensazione di trovarsi davanti a due fotogrammi di un rullino senza tempo”Apparentemente sono delle icone ferme, quasi inquietanti, che potrebbero dare al fruitore sconcerto per la loro estrema “semplicità”. L’artista si inoltra in un mondo fatato dove passa silenziosa la scena della vita. Tarabukin rivelava che: l’arte è una attività che presuppone mestiere e abilità. Il mestiere, la tecnica sono per natura immanenti all’arte. E nella nostra l’arte non manca perché geometrie, colori, visioni criptiche o aeree pervadono la tela in modo che, al di là del perfezionismo che ne emerge, rivela sensibilità interiore e capacità esecutiva notevoli ed accattivanti. (Giorgia Barbero) [la parte segnata in italico è tratta da una recensione di Serena Avezza del 25 febbraio 2010]

‘I COLORI DEL SILENZIO’ A SAVIGLIANO  - Nella personale dell’artista Mariangela Redolfini che espone a Savigliano presso la Senesi Arte fino al 3 Aprile i colori ci parlano di un mondo idilliaco dove è possibile rimanere estasiati di fronte ad un ciliegio in fiore, ad un risveglio di margherite dai colori luminosi perché rubano tutta la luce del sole o ad un piccolo mazzo di tulipani che si sviluppa in altezza creando un trittico di fiori come se fosse un albero avviluppato su se stesso. Ancora più meditativi sono i quadri (sempre acrilico su tela) che prendono vita nella rappresentazione di montagne violacee, laghi e colline che assumono forme concentriche, sferiche e coniche, offrendo allo spettatore una dimensione onirica che appartiene solo alla nostra più remota fantasia. L’artista rivolge anche lo sguardo ai ricordi dei suoi viaggi con tre opere dedicate al Giappone, (Salita al Tempio), alla Tunisia (Il muro) e alla Spagna (l’alfiere di Cordoba) che riportano ad una dimensione più terrena, meno surrealista di quella realizzata attraverso i paesaggi. La terza produzione, se così si può dire per differenziarla dalle altre due, ha come soggetto un elemento comune alla nostra quotidianità, che spesso sfugge ai nostri occhi: il camino. E’ un elemento architettonico quasi banale che l’artista riesce a proporre come principale tematica divenendo il protagonista indiscusso della teoria della luce e, in particolare, nel dittico “notte e dì” riesce a farci riflettere sull’esistenza, sul cambiamento quasi repentino tra luci e ombre, sull’ideale spinoziano “panta rei”. Tutta la produzione artistica trasmette una sensazione di tranquillità e soprattutto silenzio, come già ci suggerisce il titolo della mostra; e noi decidiamo di non parlare più per lasciare il posto ai “colori del silenzio”.  (KatiaTonzillo,. LA VOCE ALESSSANDRINA n. 13 - 2 aprile 2010)

 Zone d'ordine -  Il linguaggio poetico di Mariangela Redolfini si avvale di alcuni angoli di osservazione che certamente rivelano il notevole eclettismo posto alla base della sua ricerca pittorica. Infatti, si passa da visioni ravvicinate, quasi macroscopiche – in particolare quelle in cui sono i fiori a dominare la tela – ad altre che allargano lo spazio di osservazione e indugiano su campi lunghi, scanditi da un’armonizzazione cromatica che consente una definizione dell’insieme equilibrata dalla giustapposizione dei piani e dei colori.
Nelle opere in cui i soggetti sono i grandi fiori, ci imbattiamo in una limpidezza formale alimentata da una notevole cura nella composizione e soprattutto da un solido e maturo utilizzo dell’illuminazione; tale peculiarità certamente proviene dalla formazione accademica dell’artista: una formazione sulla quale ha appoggiato il proprio background tecnico, che oggi estrinseca con notevole abilità nelle molteplici soluzioni pittoriche da lei proposte.
Nei paesaggi la pittrice riesce a effettuare una piccola alchimia narrativa: crea mondi in cui lo spazio si configura tra coordinate che non hanno tempo; non vi è nulla che possa consentirci di normalizzare queste immagini e far si che le si possa collocare in una realtà con referenti oggettivi. Forse si potrebbe – anche se a prima vista potrebbe sembrare un approccio troppo banale – ricorrere a riferimenti le cui radici possono essere scorte nella struttura della fiaba: c’è infatti in questi paesaggi qualcosa che fa pensare al mondo di Alice, un mondo posto al di là dello specchio che riflette le nostre certezze, ma che cela, nel suo retro, il baratro sul quale ci rendiamo perfettamente conto di essere solo fragili creature. E allora gli spazi di Mariangela Redolfini si pongono così sulla scia dei riverberi dell’universo inconscio che continuamente ci manda i suoi messaggi e che, tra visione onirica e immersione nel mare magnum del simbolismo, cerchiamo di conformare in un segno tangibile. La pittura, da sempre, è indubbiamente quel segno in grado di dare voce al nostro inconscio: ne abbiamo un esempio un esempio emblematico nel processo dialettico che caratterizza alcune delle opere di Mariangela Redolfini, sempre sorrette da una base tecnica equilibrata, mai stravolta da desiderio di superare limiti e valori. E poi, gli “azzardi” cromatici ci pare siano il prodotto di un desiderio di bellezza, equilibrio, soprattutto limpidezza. Contrasti dominati dalla luce: autentica protagonista del lavoro di questa sensibile pittrice.
L’origine realista posta alla base di tutte le costruzioni pittoriche che l’artista ci propone, viene via via adattata alle esigenze poetiche sulle quali si conforma un linguaggio alimentato da una tavolozza mai arida di colori e sempre limpidamente disposta a lasciarsi trascinare dal fascino, a tratti ludico, della spirale cromatica. (Massimo Centini, Torino, 10 novembre 2012, Presentazione della mostra Zone d’ordine)

I paesaggi incantati - Come in un sogno, i paesaggi di Mariangela ci sanno trasportare in un'altra dimensione, in un altrove esistenziale. Certe vallate viste dall'alto, certi spazi infiniti suggeriscono un sentimento di libertà infinita, la timbrica coloristica accentua questa sensazione di apertura, benessere, come in una sinfonia ben accordata.  
Negli anni Mariangela ha sviluppato uno “sguardo diverso” sulla realtà circostante, forse perché da anni si occupa di persone “diverse” , fuori dagli schemi consueti; il rapporto con queste le ha insegnato che niente è mai come appare...che esistono molteplici possibilità espressive, comunicative, ontologiche.  
Tutto questo traspare nei suoi paesaggi che non si prendono troppo sul serio, sono lievi ma allo stesso tempo intensi, essenziali ma al contempo densi di rimandi. E così, volendo giocare questo gioco di specchi non possiamo non pensare alla “ricostruzione” ludica dell'Universo che si ripromettevano i futuristi Balla e Depero: “Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioé ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto.”  (Ricostruzione futurista dell'Universo, 11 marzo 1915)

L’Arte come Percorso di Vita - La galleria Tinbert di Pragelato ospita dal 25 giugno al 13 luglio la personale di Mariangela Redolfini “Sentire a colori”. Il titolo, evocativo, ricorda che l’elemento unificante delle opere dell’artista torinese è l’uso del colore brillante, nitido, steso a campiture piatte. La pittrice usa l’acrilico su tela per narrare frammenti del mondo naturale come paesaggi ed elementi floreali, o del mondo costruito come dettagli di architettura urbana.
Camminando fra le opere della Redolfini si può avere l’impressione che l’artista si sia divertita, immersa in un ambiente incontaminato, a giocare con lo zoom di una precisa macchina fotografica: l’occhio della pittrice indaga da vicino, quasi come se usasse una macro, fiori dai colori squillanti, delicati boccioli ed esili steli, passando poi a visioni grandangolari di sterminati paesaggi solcati da fiumi e strade ed ampie vallate popolate da alberi e case. Confrontando le tele con soggetti floreali lo studio è evidente. In alcune i contorni dei soggetti svaniscono, il colore delinea i profili riuscendo a giungere alla sfocata fluidità di uno sguardo che si sta rinnovando (Yudanaka); in altre, invece, si accentua la matericità e la plasticità delle forme (Primavera) ma sempre per mezzo di un ricercato uso del colore, il quale crea esso stesso la grana del reale. Altre volte lo zoom si concentra sull'anatomia del fiore con precisione tale da confondere, l’occhio segue gli assi come se fossero linee di fuga (Gioco pirotecnico). La ricerca espressiva dell’artista guarda all'euritmia delle varie parti, all'equilibrio dei colori, il suo pathos è facilmente comprensibile.  
Le opere sintetizzano il tangibile costruendolo attraverso le sue strutture primarie: alberi come morbide sfere e colline innalzate dallo svilupparsi delle loro curve di livello creano paesaggi surreali e piretici.
La tecnica serve a controllare l’immagine, che nasce dalla riflessione. Nel mondo rappresentato dalla Redolfini sembra non esserci né confusione né affronto, il disegno ricerca l’armonia che sembra essere persa nella moltitudine dei mondi attuali, frammentati sempre più dal soffocante tormento della contemporaneità. Nei suoi dipinti l’unità e l’equilibrio sono ancora possibili, raggiunti attraverso la paziente e sapiente lentezza di sa guardare oltre e crede ancora che un’alternativa esista. (Ambra Micheletto -  "Il Corriere dell'arte" del 24/06/11)


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